Confraternita |
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Presentazione
Da sempre l’Arte, in tutte le sue espressioni, costituisce un prezioso patrimonio di cultura di una terra, di un popolo e di una società, mantenendo viva la capacità di narrare la vita in tutte le sue infinite sfumature ed anche, in molti casi, anticipandola. Gli artisti consegnano al tempo un messaggio di grande qualità umana, ciascuno esprimendosi at- traverso la propria sensibilità e le proprie tecniche, ma tutti alla ricerca di un modo nuovo di porsi e di proporsi.
Le opere d’arte che vengono qui raccolte e presentate fanno parte del patrimonio religioso e culturale della Confraternita della SS.ma Trinità e S. Croce in Graglia che si impegna da tempo nella
conservazione e restauro di quanto rappresenta la tradizione e la storia del popolo e del territorio gragliese, inserito nel più largo contesto del Biellese come un ambiente racchiuso da creste montane che lo
separano dalla valle d’Aosta, mentre la Serra d’Ivrea lo separa dall’Eporediese, aprendosi per altro, ad est e a sud, verso il Vercellese.
È in questo scenario che tra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo, si progettano alcuni sacri monti, allo scopo di costituire un baluardo contro la diffusione del protestantesimo
d’oltralpe, della Svizzera in particolare, la terra di Calvino. I Sacri Monti sono strutturati secondo gli schemi del teatro popolare: le cappelle rinviano ai tableaux vivants delle sacre rappresentazioni
medievali, con i dipinti che fanno da fondale e le statue lignee o in gesso colorato che raffigurano gli attori.
Il Sacro Monte di Graglia, concepito e delineato fin dal 1615, ha rappresentato da sempre un forte centro di attrazione religiosa e comunitaria per l’intero biellese e si è avvalso, nel tempo,
dell’apporto di numerosi artisti e può ancora contare sulla presenza di pregevoli opere d’arte che trovano riscontro anche nel patrimonio di dipinti settecenteschi conservati nella Chiesa di Santa Croce,
oratorio della Confraternita della SS.ma Trinità e S. Croce di Graglia. Non è certo una fortuita combinazione, che tra le tele e pale di altare che sono qui considerate, vengano presentate opere di Don
Antonio Domenico Saà, sacerdote, collegiale e pittore attivo nel Sacro Monte di Graglia, dove permangono evidenti tracce dei suoi lavori, tra i quali giova ricordare la decorazione della volta della
sacrestia eseguita nel 1740.
Al Saà vengono altresì riconosciuti particolari meriti artistici, specie nelle sue espressioni formali e caratteristiche cromatiche, tali da poterlo considerare a detta dei critici “un interessante e decoroso
pittore di maniera quale si era già espresso in precedenza nella cappella del Suffragio a Ronco”.
Copertina
Le vicende storiche ed umane che hanno caratterizzato la vita, i luoghi, gli edifici, chiese ed oratori della confraternita hanno permesso di poter disporre di un patrimonio artistico e culturale di tutto
valore e di poter leggere i segni del tempo che trasmettono ancora oggi la forte identità di una comunità ben radicata nel contesto sociale ed ambientale. Identità e memoria sono il patrimonio di interessi
e di valori che determinano la responsabilità collettiva di conservazione.
Ed è proprio in questa prospettiva che si colloca l’impegno della confraternita a custodire, preservare e mantenere quanto può attraversare i tempi e trasmettere valori sempre validi. Il risultato di questo
impegno si è concretizzato nell’affidare le opere che vengono qui descritte, a complesse e delicate attività di restauro. Le opere che si presentano fanno parte del patrimonio storico ed artistico della
confraternita, ma si vuole dare risalto anche all’attività artistica di Don Antonio Domenico Saà, sacerdote e pittore di famiglia gragliese, che ha operato, oltre che nella citata confraternita, anche in
altre allocazioni del territorio biellese ad iniziare dal Santuario di Graglia.
Gli interventi di ripristino sono stati affidati all’impresa Koinè di Roma, specialista nella conservazione dei beni culturali, avvalendosi dell’esperienza di Anna Gabino, oriunda di Graglia,
relativamente al quadro della SS. Trinità, mentre per i dipinti delle cappelle I restauri sono stati eseguiti dalla Fabbricarestauri di Perino Giorgio di Torino. L’intervento qui in discorso è stato
realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo di Biella e Vercelli, Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli.
Autore: Sconosciuto, 1707 (dimensioni: cm.250x170)
… Con la Chiesa fu completato anche l’oratorio. Il lavoro più importante e di maggior valore fu la scultura in legno degli stalli che ornano, per l’intera lunghezza, le tre pareti del coro. Al centro
domina la cattedra del Priore, più ornata e con bracciali, e a lato stanno ventotto stalli, lavorati a motivi geometrici e floreali, mentre nella sommità la cornice è completata da una serie di angeli,
recanti i simboli della Passione”.
Intervento di restauro - Relazione
La Pala della SS. Trinità era in pessime condizioni, un dipinto quasi illeggibile nei toni e nei tratti pittorici a causa di vistose alterazioni cromatiche dovute presumibilmente a materiale estraneo o
ridipinture alterate. Il restauratore, ha eseguito un radicale intervento con rimozione dei depositi superficiali, smontaggio del telaio dalla tela poi ritensionata su nuovo supporto, consolidamento della
pellicola pittorica, stuccatura di lacune e reintegrazione del colore. Il dipinto, riportato al primitivo splendore, è stato benedetto ed inaugurato nel luglio 2015 dal Vescovo di Biella Mons. Gabriele
Mana in occasione della Festa di S. Anna.
Autori del dipinto Capitano Malabayla, 1639 poi Giovanni Zerbino, 1651 e completato da Giovanni Francesco Zamorra, 1686-87 (dimensioni: cm.192 x 130)
“Fu portata a termine con l’altare nel 1686-87 dal Mastro Giuseppe Ramma per quanto riguarda le opere murarie e l’altare. Un certo Lampo eseguì sopra l’altare una finta architettura ed il quadro fu ornato
di elegante cornice dorata. La cappella fu benedetta nel 1687”. (Delmo Lebole – Stodella Chiesa Biellese - le Confraternite - 1994)
Intervento di restauro - Relazione
Dipinto trovato in mediocri condizioni conservative, grande opacizzazione della tela e forte scuri mento cromatico causa invecchiamento della vernice di protezione. Nonostante la forza cromatica emerge il
rosso acceso della tovaglia ed il blu del manto della Ma- donna. Tela allentata nella sua tensione e cornice danneggiata. Con accurati accorgimenti il restauratore ha riportato il quadro alla fattura
originale.
Autore del dipinto Sconosciuto, 1663 – 65 (dimensioni: cm.220 x 155)
“Tra il 1663 e il 1665 fu costruita e benedetta la Cappella della Cintura, decorata con una tela di autore sconosciuto, raffigurante la Madonna con i S.S. Agostino e Monica, esistente ancor oggi”. (Delmo
Lebole – Storia della Chiesa Biellese - le Confraternite - 1994)
Intervento di restauro - Relazione
Madonna della Cintura e Santi Agostino e Monica. Autore ignoto di metà Settecento, mentre la cornice di epoca successiva è di Bernardo Zo che ha realizzato molti interventi nella chiesa della
Confraternita. Il dipinto, in buone condizioni, presentava una vernice molto ingiallita e alcuni piccoli interventi di ritocco e stuccatura nella parte centrale. La tela è realizzata con una tela di lino
sottile molto grande e un aggiunta verticale sulla destra di 10 cm. Il colore è pastoso e denso e molto lavorato e presenta una certa durezza nei volti mentre è molto elegante il gioco delle mani che
tengono la cintura. Anche in questo caso i putti sono quelli che hanno una qualità maggiore di finitura. I rossi presentano una maggiore screpolatura dovuta all’ossidazione maggiore del pigmento. Il
dipinto è stato riportato alla primitiva fattura.
Autore del dipinto Sconosciuto, 1664 (dimensioni: cm. 190 x 120)
“Nel 1664 si edificò l’altare in massoneria con ancona a colonne in onore dei SS. Stefano e Francesco d’Assisi. Al centro di trova una tela rappresentante la Madonna e i due Santi Titolari con la scritta
“1664 Stefano et Carlo del fu Francesco De Stefani” (scritta che si trova anche sull’ancona), i finanziatori dell’opera”. (Delmo Lebole – Storia della Chiesa Biellese - le Confraternite - 1994).
Intervento di restauro - Relazione
Madonna con Bambino e Santi Stefano e San Francesco d’Assisi. Sulla tela in basso vi è un piccolo riquadro con il nome dei committenti “Stefano e Carlo del fu Fran- cesco de Stefani 1664”. Il dipinto è
stato eseguito da due tele cucite insieme verticalmente di lino a trama larga su preparazione bruna. Il dipinto reca diversi danni sul lato destro con perdita della pellicola pittorica e diversi ritocchi
nella parte centrale. L’opera è stata dipinta con un colore sottile quasi trasparente tipicamente seicentesco con i rossi molto brillanti ma fragili. Il pittore non conosciuto è molto abile nei putti (con
particolare attenzione ai riccioli dorati che richiamano quelli più noti del pittore Moncalvo) e nelle mani molto raffinate ed esalta le caratteristiche dei visi, con il volto giovane e timido della
Madonna, lo stesso del Santo Stefano mentre quello più sofferto e patito del San Francesco. Belle le aureole di stampo cinquecentesco come quella di San Francesco (larga con i raggi). Vi sono stati dei
dubbi se la corona di fiori fosse originale in quanto molto brillante come colori e meno raffinata rispetto al resto ma non avendo altri elementi per comprendere se è frutto di un intervento successivo è
stata lasciata.
Autore del dipinto don Antonio Domenico Saà, 1737 (dimensioni: cm.200 x 130)
“Nel 1675-76 fu la volta della cappella detta allora dei Cinque Santi e che deve corrispondere a quella dei SS. Germano e Michele, così chiamata perché nell’antica icone erano raffigurati cinque Santi:
Germano, Michele, Rocco, Giovanni Battista e Gottardo”. (Delmo Lebole – Storia della Chiesa Bielle- se - le Confraternite - 1994)
Intervento di restauro - Relazione
San Germano e San Michele. Il dipinto attuale è stato eseguito dal Don Antonio Domenico Saà di Cerrione nel 1737, rifacendo un dipinto non gradito alla committenza dipinto da un altro pittore ignoto nel
1713. Il quadro presentava alcune strane problematiche di degrado; vi erano in alcuni punti e purtroppo su alcuni visi una forma di bruciatura del colore data da un ritenzione a gocce del colore steso
alterando l’immagine. Sul viso di San Germano è significativo questo fenomeno tanto che era difficile leggere i tratti del santo. L’altra particolarità del pittore Saà è questa forma di saturazione dei
colori soprattutto dei blu e dei rossi; il blu caratterizza il cielo ed è molto intenso e scuro ricco di pigmento lapislazzuli, mentre il rosso cinabro del manto del San Michele è lavorato con pieghe
particolari. Il volto del San Germano seppur rovinato sembra di mano diversa dal Saà e forse lui ha utilizzato una base pittorica del quadro precedente; infatti anche il blu si è scoperto che è stato dato
sopra una campitura di un azzurro più tenue. L’opera è stata dipinta su due tele cucite insieme verticalmente di trama fitta di lino; presenta una cromia spessa un po’ più rigida forse perché frutto di
due interventi pittorici sovrapposti. Con il restauro si sono consolidate le parti del colore decoeso e pulito la superficie da una vernice ormai ingiallita. Aveva dei distacchi della pellicola pittorica
nella parte alta a destra e sulle parti del viso del demonio. Il dipinto è firmato sul retro.
Libro degli Ordinati
Sono insegne per lo più di forma rettangolare, in tela, seta o velluto, talvolta bipartite o listate e frangiate, spesso dipinte o ricamate, distese in tutta la loro larghezza sul pennone attaccato
orizzontalmente a un’asta verticale. Le confraternite, costituitesi dopo il 1260, come loro insegne assunsero stendardi o gonfaloni che si portavano in processione nelle feste civili e religiose, e nelle
calamità pubbliche, come in tempo di moria. La Confraternita della SS.ma Trinità e S. Croce di Graglia, con “l’ordinato” del primo settembre 1737 provvede a commissionare a don Antonio Domenico Saà due
tele, quello della SS.ma Trinità portato in processione dagli uomini e l’altro della Madonna del Rosario portato dalle donne.
Libro degli Ordinati della Confraternita della SS.ma Trinità e Croce di Graglia
Capitolazione seguita tra la Compagnia della SS.ma Trinità di Graglia et D Antonio Domenico Saà di Cerrione Pittore. Si obbliga per la presente il Sig D Antonio Domenico Saà (…) di
fare li due Confalloni di detta Confraternita cioè quello della SS. Trinità et l’altro delle Donne. Quello della SS.ma Trinità con due tele da una parte la SS.ma Trinità et dall’altra tela la Pietà si e
come si vede al presente il Confallone vecchio et cercando migliorare che di detteriorare quale la Confraternita comunicherà al Sig D. Saà in tempo che vorrà travagliare et sarà dipinto di fini e vaghi
colori con imprimiture di pitura bianca che sarà di larghezza oncie 28 e di longhezza oncie 40 et quello delle Donne sarà parimenti a due tele di larghezza oncie 24 et longhezza oncie 36. (…) a fini e buoni
colori rappresentante la Madonna del Rosario da una parte o quella della Cintura dall’altra.
Il tutto (per) il prezzo di lire Cento Settanta Piemonte Quali si obbliga (…) Confraternita di pagare al Sud. D. Saà nella persona de buono ministri alla fine di detta opera con pagare anticipatamente per
scorta al sudd D. Saà la somma di lire Trenta quali quivi già confessa d’averle ricevute restando solo la Compagnia da pagare alla fine dell’opra il remanente di detta somma. Il che tutto hanno promesso e
promettono adempire ambo le parti sotto obbligo del buono respettivi beni presenti e futuri. Più mediante la somma sudd riffare il quadro di San Germano e di San Michele et la Compagnia agradizendo l’opera
sudd darà un amorevole recognizione al med.mo D Saà Il che hanno promesso et D Saà promette dare il Confallone della Trinità alle feste del S. Natale del presente anno et il rimanente travaglio alla più
longa alla festa del Corpus Domini.
….tratto in Graglia il P° settembre 1737 D Antonio Domenico Saa Pittore Andrea Grato Maffeo Priore Bartolomeo di Stefano consigliere, Carlo Antonio Buscaglione, Stefano De Stefanis consigliere.
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